IV Premio Graziadei – Menzione speciale → Fabrizio Albertini: Diary of an Italian Borderworker

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La giuria internazionale, composta da Marco Delogu (fotografo, direttore artistico di FOTOGRAFIA e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Londra), Francesco Graziadei (avvocato, partner di Graziadei Studio Legale), Francesco Jodice (fotografo) e Hans-Christian Schink (fotografo), dopo aver visionato le numerose proposte arrivate, ha selezionato Diary of an Italian Borderworker di Fabrizio Albertini come menzione speciale della quarta edizione del Premio Graziadei Studio Legale per FOTOGRAFIA.

 

Diary of an Italian Borderworker è un racconto che si snoda lungo le strade attraversate come frontaliere. Un percorso che descrive il rapporto tra territorio e realtà lavorativa oltre il contesto occupazionale. È un viaggio che riporta la percezione di un paesaggio confinante e straniero. Una micro-realtà raccontata per appunti, nelle sue sfumature, dove ogni scatto è colto in prossimità dell’asfalto.

 

In Canton Ticino, Svizzera, si contano attualmente oltre 60.000 presenze di lavoro frontaliere Italiano.

 

«Strada Statale 34, Lago Maggiore. È una bella giornata, finalmente. Il “Nulla da dichiarare” l’ho appeso allo specchietto retrovisore. Dogana. Scalo in seconda. La guardia di confine mi squadra velocemente. “Ok”. Alzo appena la mano dal volante. “Grazie”, non lo dico. Basta un cenno. Svizzera, Canton Ticino. Seconda, terza, quarta.

 

Guido un’Alfa Romeo che tratto come discarica. Troppa polvere sul cruscotto, vetri sporchi e il telaio grigio metallizzato è ricoperto dal sale. Mi sono affezionato a questa macchina. È una casa, un traghetto che viaggia tra una sponda e l’altra. Continuo per qualche chilometro sulla Nazionale 13. Palme e cantieri edili costeggiano il Lago. Lontano, verso le valli, la neve imbianca solo le cime. Scorro le stazioni radio ma non trovo nulla. Vicino al tachimetro si accende una spia: sono in riserva. Metto la freccia al primo distributore di benzina. Parcheggio. Esco dalla macchina. L’aria gelida mi ricorda che qui non è ancora primavera. Allaccio la giacca e prendo la pistola della benzina. Apro lo sportello, svito il tappo, la infilo nella bocchetta e tiro la leva. Il chioschetto del cambio ha una nuova vetrina. Un’istallazione pop-art. Un piedistallo, in stile dorico, alto circa un metro, sul cui abaco è stata appoggiata un’edera di plastica. Le foglie della pianta scendono a terra, fino alla moquette verde petrolio. Dal soffitto il proprietario ha appeso stencil di ogni taglio di banconote. Franchi Svizzeri ed Euro. Mi accorgo che la vetrina è antiproiettile. Di fianco all’entrata, appoggiati ad un tavolino da bar, due operai del cantiere si bevono una panaché. La panaché è birra e gazzosa mescolate insieme, un classico da queste parti. Chiara come una cerveza. Non è così male. Al diesel un uomo sulla settantina discute con la moglie. Sono molto eleganti. Lui indossa un’improbabile cravatta dai colori accesi, lei, per non esser da meno, veste una giacchetta con spalline ben in mostra. Hanno una vecchia Mercedes R129. Anni 90, come loro. Bellissima.

 

La leva della pistola si sgancia all’improvviso. Ho fatto il pieno. Guardo il contalitri e quanto dovrò pagare. Entro di corsa nel chiosco, qui fuori sto gelando.

 

Sono cresciuto a pochi chilometri dal Confine. Sono figlio di frontalieri, vivo in un paese di frontalieri, sono frontaliere. Sono Italiano. Sono in Svizzera.

 

Non ho fatto molta strada da casa ma tutto è già cambiato. Sono i dettagli che non riconosco. Non mi ci sono ancora abituato. I colori, le case, le scuole, i bar, il cibo, le automobili, i vestiti, la gente, questa pompa di benzina e tutto il resto. Mi sento distante. Sono molto lontano dal mio paese. Mi sento straniero.»

PREMIO GRAZIADEI 2015

Menzione speciale

GIURIA

Marco Delogu
Francesco Jodice
Francesco Graziadei
Hans-Christian Schink

Category
IV Edizione