PREMIO GRAZIADEI VII EDIZIONE – VINCITRICE E MENZIONI SPECIALI

Roma, 30  luglio 2020.

È la fotografa veneta Rachele Maistrello, classe 1986, la vincitrice della VII edizione del Premio Graziadei per la fotografia, che sostiene e promuove i giovani talenti del ricco panorama della fotografia contemporanea in Italia.

Il suo progetto Green Diamond, che si muove tra verità e finzione, storia e fantascienza, entrerà a far parte della Collezione del MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo e sarà esposto al museo nel 2021.

Nato nel 2012 dall’iniziativa di Graziadei Studio Legale, dal 2019 il Premio Graziadei, attribuito ogni anno a un autore under 35, è entrato a pieno titolo nella programmazione delle attività di fotografia del MAXXI.

La giuria di questa edizione, composta da Armin Linke, Giovanna Calvenzi, Bartolomeo Pietromarchi, Margherita Guccione e Francesco Graziadei ha selezionato il progetto tra gli oltre 70 presentati, premiandolo per la peculiarità della proposta, per la maturità professionale raggiunta da questa giovane artista e per le grandi potenzialità di crescita e sviluppo del suo percorso in futuro.

Sono state attribuite anche tre menzioni speciali, ad altrettanti progetti molto diversi tra loro ma che si sono distinti per l’originalità nella ricerca e per l’urgenza delle tematiche affrontate: a Nicolò Panzeri per il progetto Feed Us, che si focalizza sull’industria alimentare italiana, a  Marina Caneve per  ‘Are They Rocks or Clouds?’, che affronta il tema delle catastrofi ambientali e a Emilio Vavarella perDouble Blind, un lavoro sul rapporto tra immagini e memoria.

Green Diamond si muove al limite tra verità e finzione, storia e fantascienza. 

Una fantomatica azienda di Pechino attiva negli anni Novanta, la Green Diamond appunto, è il teatro della storia d’amore tra Gao Yue, un’acrobata assunta per testare dei sensori capaci di captare e riprodurre emozioni e sensazioni, e Li Jian Ping, un operaio addetto alla pulizia. 

Li Jian Ping colleziona e conserva testimonianze del loro amore e della vita quotidiana in azienda – email, video e fotografie -, per costruire un piccolo libro da regalare alla sua amata in occasione del loro primo anno di relazione. 

Quando l’azienda chiude, tutta questa documentazione viene cancellata, ma Li Jian Ping ne conserva una copia, oggi raccolta e visibile nel sito https://greendiamond-beijing.com/ 

Che ne è stato della Green Diamond? I due protagonisti sono mai esistiti? 

Il confine tra realtà e finzione è volutamente ambiguo e la veridicità del racconto non appare poi così remota, anche se l’ambientazione è lontana non solo nel tempo, ma anche geograficamente.

Il sito è un archivio, un labirinto, una sorta di moodboard per un film mai realizzato; è lo strumento  attraverso cui immergersi in una fantascienza che, però, invece di raccontare il futuro, volge lo sguardo al passato, in bilico tra l’improbabile e il possibile.

La giuria ha scelto di premiare il progetto di Rachele Maistrello “per il suo uso multiforme del linguaggio fotografico, a tratti destabilizzante, e caratterizzato dall’originalità e ricchezza di contenuti e soluzioni formali in cui spaziare”. 

Le tre menzioni speciali sono state infine attribuite a progetti e autori molto diversi tra loro, che rappresentano distinte istanze e impostazioni di ricerca nel campo della fotografia contemporanea. 

Il progetto di Nicolò Panzeri, intitolato Feed Us, si focalizza sul tema dell’industria alimentare in Italia, prendendo in considerazione diversi modelli di coltivazione o allevamento, senza però tralasciare il ruolo dei laboratori e dei centri di ricerca, dai quali partono le innovazioni che giungono poi all’industria. Si tratta di un’indagine ampia che, nella denuncia del sistema, con serietà e rigore formale non rinuncia alla forza estetica dell’immagine. 

‘Are They Rocks or Clouds?’ è invece il titolo del lavoro di Marina Caneve, che non documenta un evento nel suo accadimento, ma costituisce un possibile scenario per una catastrofe ambientale, che si suppone accadere nelle Dolomiti a partire da una teoria sull’eventuale ripetersi del disastro idrogeologico del 1966.  L’indagine fotografica dell’autrice permette di guardare al tema delle catastrofi ambientali con lucidità e distacco e di visualizzare la forma di qualcosa che di solito siamo abituati a guardare solo a posteriori, attraverso la fusione di una ricerca approfondita e coerente che non rinuncia ad una vena poetica. 

Il lavoro Double Blind di Emilio Vavarella, infine, approfondisce il rapporto tra immaginazione e memoria, per avvicinarsi il più possibile, dal punto di vista tecnico e metodologico, al modo in cui le immagini affiorano nella nostra memoria. La produzione di immagini legate ai ricordi rende i processi mnemonici simili a dei rendering digitali. A partire dalla raccolta di memorie degli abitanti di Santa Maria di Leuca, ed in particolare dei luoghi dove questi avevano vissuto durante le loro migrazioni negli anni ’50, Vavarella usa questa mole di informazioni e di dati per realizzare fotografie attraverso una rete neurale artificiale.  Nonostante l’altissima risoluzione, ogni immagine presenta anche numerose distorsioni, punti ciechi, coni d’ombra, zone che corrispondono a dei gap o a delle irriconciliabilità nelle memorie raccolte.